Una notizia non certo piacevole per i beneficiari dell’indennità di disoccupazione NASPI. Piomba una riduzione inaspettata.
La principale prestazione per coloro che perdono involontariamente (comprese le dimissioni per giusta causa) il posto di lavoro è senza dubbio la NASPI (Nuova assicurazione sociale per l’impiego). Si tratta di una misura erogata dall’INPS su richiesta dell’interessato, successivamente all’evento di disoccupazione. A poterne beneficiare non sono tutti i lavoratori, ma i dipendenti.
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In particolare quelli a tempo indeterminato e determinato del settore privato, gli apprendisti, i soci lavoratori di cooperative, il personale artistico con contatti di lavoro subordinato. La NASPI spetta anche ai dipendenti del settore pubblico con rapporto a tempo determinato. Ne sono esclusi quindi i lavoratori della Pubblica Amministrazione con contratti a tempo indeterminato, i lavoratori con contratto a partita iva, gli stagisti, i tirocinanti, i lavoratori che si dimettono senza giusta causa e così via.
La modifica che non fa felici i percettori della NASPI
Il nuovo taglio del cuneo fiscale è una delle novità introdotte con la recente legge di bilancio. Ma tra gli effetti della novità ci sono delle conseguenze inattese per i beneficiari dell’indennità di disoccupazione. Infatti i lavoratori con contratti discontinui e irregolari potrebbero non riuscire a superare la soglia di incapienza e quindi non ottenere il trattamento integrativo.
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Nel dettaglio occorre ricordare che sono considerati incapienti i lavoratori dipendenti che non guadagnano più di 8.500 euro all’anno. Questi lavoratori non sono soggetti all’IRPEF e di conseguenza non è loro riconosciuto il trattamento integrativo. Questo, conosciuto anche ex Bonus Renzi, spetta a chi ha un reddito compreso tra 8.500 e 15mila euro annui. Il suo valore annuo è pari a 1.200 euro che corrispondono a 100 euro al mese.
Con il taglio del cuneo fiscale del 7%, nel corso del 2024 diversi lavoratori sono riusciti a superare la soglia dell’incapienza, ottenendo così il trattamento integrativo. Ma con gli aggiustamenti del 2025 è probabile che rientrino di nuovo nella cosiddetta no tax area. Un esempio è dato dai lavoratori stagionali, con periodi ristretti di occupazione e beneficio NASPI nelle fasi di disoccupazione.
Lo scorso anno chi tra coloro che, grazie alla decontribuzione, raggiungeva un reddito di circa 9mila euro, aveva riconosciuto il trattamento integrativo, oltre la NASPI. Ma quest’anno, con il taglio del cuneo che da contributivo diventa fiscale, l’imponibile IRPEF scende e di conseguenza chi torna nell’area dell’incapienza, perde la possibilità del trattamento integrativo.
Quindi l’ex bonus Renzi riconosciuto, lo scorso anno, ai beneficiari di NASPI con reddito compreso tra 8.500 e 9mila euro, potrebbe non essere erogato perché incapienti nel 2025. Il rischio concreto per quanti si trovano al limite è di un’erogazione del trattamento, ma con una richiesta di conguaglio passivo, qualora il lavoratore non ne avesse diritto.