In alcune circostanze la banca non può rifiutare il rimborso al cliente vittima di un truffa online. Vediamo i particolari.
Le truffe online stanno diventando sempre più sofisticate e tecnologicamente avanzate. La diffusione degli strumenti di pagamento elettronico ha comportato un aumento delle frodi online, esponendo a rischi elevati conti correnti, carte di credito, depositi bancari e così via.
Le tecniche sofisticate (phishing, vishing, spoofing) espongono tutti i clienti di banche e istituti di credito a potenziali pericoli. Tuttavia le banche a volte si rifiutano di rimborsare le cifre rubate, dando la responsabilità all’uso incauto delle credenziali d’accesso da parte del cliente. C’è però una scappatoia per le vittime di truffe digitali, per risolvere la controversia.
Le truffe ai danni di clienti di banche o istituti di credito avvengono per lo più mediante link malevoli ricevuti via mail, che inducono le vittime a collegarsi a false pagine di enti e istituti per fornire le credenziali bancarie. Oppure con contatti telefonici che richiedono i dati personali per motivi di sicurezza. Infine con messaggi che richiedono il pagamento di denaro per la consegna di un pacco.
L’obiettivo di tutte queste tecniche resta la sottrazione con prelievi e transazioni di somme dai conti delle vittime. A volte però la denuncia penale non basta a ottenere il rimborso dalla banca. Tutti gli istituti bancari sono tenuti per legge ad applicare precisi standard di sicurezza previsti dalla Direttiva europea PSD, tra cui l’autenticazione forte a due fattori.
In caso di contestazione del cliente, la banca deve dimostrare di aver seguito tutte le norme di sicurezza previste. Solo in caso di dimostrata negligenza del cliente, non è tenuta a pagare. Per sbloccare la situazione e spingere la banca a rimborsare si può ricorrere all’Arbitro bancario finanziario (ABF), senza precludere la possibilità successiva di una causa. Per il ricorso sono necessarie però diverse condizioni.
La somma in discussione non deve superare i 200mila euro; la truffa deve avvenire su conti correnti o rapporti finanziari collegati, come le carte di pagamento. Inoltre bisogna presentare reclamo alla banca, solo se senza risposta o con risposta negativa entro 60 giorni si presenta reclamo all’ABF. In più non deve essere attivo un procedimento penale per il caso.
La scelta dell’ABF non vincola le banche, ma il mancato rispetto delle sue indicazioni comporta un danno d’immagine per l’istituto ed è un aggravante per le cause civili. Quindi le banche preferiscono adeguarsi alle decisioni dell’ABF. Per il ricorso le spese sono di 20 euro, compilando il modulo presente sul sito dell’ABF e inviandolo insieme a tutte le prove possibili della truffa.
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